OPS! – Ospitalità in Pronto soccorso

Studenti universitari e cura dell’attesa in Pronto Soccorso, tra umanizzazione e sicurezza in una prospettiva post Covid-19: il convegno

A partire dai risultati del progetto di ricerca azione “OPS! – Ospitalità in Pronto Soccorso” che ha coinvolto studenti universitari nelle sale di attesa dei 3 principali Pronto Soccorso bolognesi, il 25 settembre in modalità virtuale si confrontano diverse esperienze di accoglienza e cura dell’attesa nei PS italiani: una riflessione sugli esiti del percorso sperimentale e un confronto tra diverse figure impiegate in questi spazi in cui si incontrano necessità sanitarie e sociali, considerando anche le nuove prospettive dell’accoglienza nel post Covid-19.

Le sale di attesa dei Pronto Soccorso sono spazi di assoluta peculiarità: la grandissima varietà dei loro occupanti, la compresenza dei tempi dilatati dell’attesa (spesso acuita da condizioni di ansia e disagio fisico) con i tempi frenetici dell’efficienza degli operatori sanitari, la presenza di utenti propri e “impropri”. Sono luoghi in cui emergono in maniera a volte molto forte le necessità sanitarie e sociali dei pazienti, quelle non meno rilevanti dei loro accompagnatori ma anche i bisogni di infermieri, OSS e medici che si trovano a lavorare in condizione di estrema pressione e in assenza di quel rapporto di fiducia che gli utenti hanno con i propri professionisti di riferimento. Per questo, quello che sembra uno spazio vuoto è in realtà ricco di complessità e sono sempre di più le Aziende e le Regioni italiane che decidono di agire su di esso con progetti e azioni dedicati, considerandolo sempre più come parte integrante del percorso di cura in ottica di umanizzazione, facendosi cioè sempre più carico degli aspetti non solo fisici della malattia.

Su questi temi il 25 settembre dalle 9.45 alle 12.30 si svolgerà in modalità virtuale il convegno “OPS! Studenti universitari e cura dell’attesa in Pronto Soccorso, tra umanizzazione e sicurezza in una prospettiva post Covid-19”. L’appuntamento giunge a conclusione del primo anno e all’avvio della seconda fase di un progetto sperimentale di ricerca-azione, promosso dal Centro Antartide – Università Verde di Bologna APS, che ha coinvolto negli ultimi 12 mesi studenti universitari dei corsi di Sociologia, Antropologia e Scienze della Formazione che nelle ore di tirocinio curricolare che svolgono attività di ricerca, cura dell’attesa, accoglienza e ascolto nei tre principali Pronto Soccorso di Bologna. Il progetto si intitola OPS! Ospitalità in Pronto Soccorso, si svolge con la collaborazione dell’Agenzia sanitaria e sociale regionale – Regione Emilia-Romagna e vede la partecipazione di Azienda USL di Bologna, Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico S. Orsola Malpighi, Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna e Università di Bologna con il contributo della Fondazione Carisbo.

Il percorso di ricerca ha mostrato diversi elementi di grande interesse ed efficacia non solo per l’impatto positivo sull’utenza migliorando il “clima” durante l’attesa ma anche sulla stessa struttura ospedaliera grazie all’inserimento di punti di vista giovani ed esterni, ma competenti; senza dimenticare l’aspetto professionalizzante per i tirocinanti che in questo contesto dalle necessità così varie si trovano a potenziare competenze non solo di osservazione e raccolta dati ma soprattutto di ascolto empatico e relazione.

L’evento sarà l’occasione per restituire un racconto a più voci del percorso e analizzando il suo impatto a partire dai dati raccolti, mettendo a disposizione l’esperienza svolta per valutare come implementarne gli elementi positivi con continuità, anche nell’avvio del nostro secondo annodi progetto. Si intende in questo senso confrontarsi con i rappresentati di altre esperienze virtuose nazionali su questo tema, in una tavola rotonda dedicata, approfondendo gli aspetti dell’umanizzazione per arrivare a valutare gli impatti sulla riduzione della conflittualità, analizzando anche le particolarità delle diverse figure, professionali o volontarie, impiegate in questo particolare spazio per i bisogni non sanitari nelle esperienze in essere, allargando la riflessione anche alla nuova prospettiva dell’accoglienza nella fase post Covid-19.

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